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Lo sport senza tempo: l'Equitazione

12 Marzo 2013 - SCIENZA RICERCA SALUTE
Lo sport senza tempo: l'Equitazione

 

Effigie di un mondo andato perduto il secolo scorso, il cavallo rimane comunque simbolo di potenza ed eleganza perenne. Compartecipante attivo dell’evoluzione umana, protagonista di favole e film, rappresentato nell’arte e spesso sognato anche da chi in vita sua non l’ ha sfiorato neppure una volta.  Questo animale, nelle sue proporzioni maestose e imponenti, popola da sempre l’immaginario collettivo: il cavallo è un archetipo, a lui vengono associati valori e figure, non si dice ancora forte come un cavallo e gentile come un cavaliere? Eppure il piacere di cavalcarlo è prerogativa di pochi: le città non sono pensate per ospitare gli spazi adeguati al suo allevamento, i costi non sono proprio come quelli di un gatto domestico, ma l’amore per questa creatura cerca di sopravvivere ancora, anche attraverso chi ha fatto di questa passione una professione. Pierluigi Fresilli è uno di questi, lui che con i cavalli ci è cresciuto, ha scelto di occuparsene a tempo pieno, essendo cavaliere e istruttore di equitazione.

Lo incontriamo al Greenfield di Ostia Antica, in Via di Pianabella 31, tra prati erbosi e animali, non solo cavalli, ma anche cani e gatti, che convivono pacificamente con soci e visitatori.

 

Che cosa significa essere un cavaliere e che cosa significa essere un istruttore di equitazione?

Sono due attività distinte e principali di chi vive il mondo dell’equitazione: la prima è un’attività sportiva, la seconda invece riguarda l’istruzione. Con lo sport si esce in concorso, si montano cavalli, si preparano progetti decidendo di crescere alcuni cavalli con particolare attenzione per portarli più avanti. Con l’istruzione invece si cerca, attraverso l’attività di scuola, di insegnare al meglio la pratica dell’equitazione.

 

Puoi parlarci brevemente della tua carriera?        

Nel 2010 e 2011 sono stato due volte campione regionale, quest’anno ho vinto una medaglia d’argento. Ho fatto parte della squadra per Piazza di Siena nel 1998, per Verona nel ’99. Ho partecipato agli internazionali in Italia. Sono uno dei migliori primi gradi italiani e sono tra i primi quattro nella ranking list degli ultimi 5 anni. Ogni fine settimana esco in concorso e mi confronto con gli altri costantemente.

 

Definiresti l’equitazione uno sport fuori dal tempo?

Assolutamente sì sotto vari punti di vista, sia per il contesto socio-economico in cui viene praticato, sia per il coinvolgimento dell’ animale. Bisogna costantemente valutare le risposte dell’animale all’essere umano e viceversa.   E’ infatti l’unico sport che viene praticato con un animale, e la sua componente pesa tantissimo nell’approccio e nella pratica di questa disciplina.

 

In che cosa consiste la difficoltà di praticare oggi questo sport?

La difficoltà oggi è essenzialmente economica nel periodo di forte recessione che stiamo affrontando. Sotto il profilo puramente sportivo invece la difficoltà è quella di sempre: trovare il giusto cavallo con cui stabilire la giusta intesa. Il rapporto con il proprio cavallo è fondamentale per ottenere il massimo della resa, ma qui entrano in ballo dei meccanismi psicologici complessi che meriterebbero una conversazione a parte.

 

E tu che rapporto hai con i tuoi cavalli? 

Sono nato a cavallo, e sono vissuto con “gente di cavallo”, per questo per me è stato decisamente più facile stabilire un’ottima intesa con i miei cavalli da subito. Ho davvero un gran bel rapporto con i miei cavalli sportivi, che posso definire di stima reciproca. La passione poi è una componente fondamentale per raggiungere traguardi sportivi di un certo livello, se manca l’alchimia con il tuo cavallo i risultati sono difficili da raggiungere.

 

Qual è l’età consigliabile per cominciare?

Per raggiungere degli obiettivi sportivi significativi direi che da bambini sarebbe l’ideale, meglio dai 5 in anni in poi. Ma ovviamente non c’è un’ età specifica per cominciare, basta la voglia e l’interesse.

 

Parliamo di costi, che sono quelli che principalmente scoraggiano la pratica di questa disciplina.

Se ci si affida ad una scuola federale, come la nostra per esempio, l’unico obbligo è la quota associativa annuale e la retta mensile per le lezioni. Il mantenimento e la cura del cavallo è quindi un servizio dell’associazione, specificando poi che l’allevamento di un cavallo sportivo è di gran lunga più oneroso di quello di uno da istruzione. Questo a prescindere dal valore genetico del cavallo.

 

 

Al Greenfield c’è la possibilità di fare Ippoterapia?

Lo abbiamo in progetto a breve termine, stiamo allestendo il maneggio al coperto che dovrebbe essere pronto per i mesi di aprile/maggio.

 

Che esperienze hai con l’Ippoterapia?

Ho lavorato un anno in provincia di Frosinone in un centro adibito esclusivamente all’ippoterapia e la considero un’esperienza altamente formativa che mi ha arricchito interiormente. La soddisfazione maggiore è leggere la gioia negli occhi dei genitori quando vedono i propri figli, che hanno delle difficoltà, relazionarsi con i normodotati e raggiungere gli stessi risultati. Quando un bambino con problematiche vince una categoria gareggiando con i normodotati, per un genitore, ma anche per l’istruttore, è come ricevere un ambitissimo premio. E’ un’esperienza che voglio ripetere al più presto.

 

A tuo parere, cavaliere si nasce o lo si diventa?

Lo si può diventare.

 

Esiste un’etica del cavaliere?

Certamente sì, anche se oggi il risultato è alla base di tutto, e come tutti gli altri sport ci sono delle scappatoie. Lo considero comunque uno sport che fa bene alla società, che può migliorare la persona attraverso il contatto con quello che da sempre è considerato il più nobile tra gli animali.

 

di: Giorgia Sbuelz