La “Musique d’ameublement” di Erik Satie di scena all’Archivio Teatro
Spettacolo musicale per Voce Recitante, Pianoforte, Pianoforte a 4 mani e Voce.
Max Costanzi: Voce Recitante,
Teresa Peruzzi: Pianoforte,
Nausicaa Bova: Pianoforte,
Vania Pietrobattista, Voce.
Regia Pierfrancesco Ambrogio
Sarà l’atmosfera così avant-garde, sarà la fusione tra la musica, la recitazione e l’arte pittorica della Parigi del ‘900, ma mentre Erik Satie “racconta” la sua vita, si ha davvero l’impressione di ritrovarsi nella Parigi del secolo scorso, in quel dell’Archivio Teatro.
Sul palco Satie è introdotto da una voce che presenta l’artista ma anche la particolarità della Belle Epoque e del tempo in cui Satie visse. All’artista che racconta se stesso, con la sua immancabile e caratterizzante ironia, si affiancano musicisti che ben incorniciano tra le note le rappresentazioni maggiori delle correnti creative dell’epoca, poste a far da sfondo all’intera rappresentazione teatrale. Da Monet a Picasso, “sfilano” sullo sfondo i dipinti di un’epoca d’oro della creazione artistica.
Musicista e compositore eccentrico, Satie era solito ridere di se stesso e della “musica d’arredamento”, come amava definirla.
Alfred Eric Leslie Satie fu un compositore e pianista francese che visse in pieno quel periodo immediatamente precedente la prima Guerra Mondiale conosciuto come Belle Epoque; un periodo di alta creatività e di energia vitale in ogni campo, artistico, scientifico, tecnologico, con uno slancio ed un progresso “extraordinaire”, che segnarono il passo dei tempi.
Di madre scozzese e padre normanno, Satie trascorse la sua infanzia tra Parigi e la città natale Honfleur, studiando pianoforte ed avvicinandosi così al mondo dell’arte. Trasferitosi a Montmartre nel 1887, entrò quì nel pieno della sua vita artistica fatta di incontri e profonde amicizie con altri illustri artisti del tempo. Strinse un forte legame con il poeta romantico Patrice Contamina ed iniziò a frequentare assiduamente il locale chiamato Le chat noir dove nel 1890 conobbe Debussy. aderì all’Ordine cabbalistico dei Rosacroce per cui compose la Sonneries de la Rose+Croix, les fils des étoiles. Eccentrico e noto per le sue fissazioni, come per il numero 3 in onore del quale compose nel 1888 leTrois Gymnopédies.
Parigi è il centro del mondo tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900 e qui si viene a creare un polo artistico che permette l’incontro unico tra le più alte menti creative del tempo. Qui si trasferiscono i “poeti maledetti” tra cui Verlaine: quì risiede il grande Eiffel, lavora Pasteur, da vita ai suoi indimenticabili balletti Diaghilev; quì dipinge Henri de Toulouse-Lautrec. Siamo nella Parigi dei Cafè, dei Cabaret, delle Esposizioni Universali che segnarono la fine dell’800 e salutarono l’arrivo del secolo successivo.
Lagente di Parigi vide il progresso procedere a passo spedito, con l’arrivo del telefono nel 1881, dell’elettricità nel 1888, dell’acqua corrente e del riscaldamento centrale. Il treno accorciò le distanze, mentre il primo metrò già circolava per le vie della città. In questa atmosfera di esplosione vitale l’arte vede un suo momento d’oro in tutto il Vecchio Continente, innalzando la capacità dell’uomo come forse mai prima. Tutto poteva divenire ispirazione artistica. La mente dell’uomo lavorava a pieno regime: circolavano le prime automobili, i treni, gli aerei.
Tutto questo progresso e l’enorme crescita, furono però anche strategicamente usate nel primo conflitto bellico Mondiale, generando una capacità distruttiva pari a quella costruttiva degli artisti e creatori d’ogni genere, appena qualche anno prima. Ecco perchè nel ripensare alla Belle Epoque cala anche un velo di tristezza: quest’epoca fu un cuscinetto, un momento di passaggio tra la staticità dell’epoca precedente e la distruzione bellica di quella successiva. In un attimo ci fu la massima esplosione della libertà e la negazione assoluta della stessa. Ma la sua bellezza risiede proprio nell’essere un’isola felice in cui l’Europa fa sentire tutta la sua voce e la potenzialità artistica, portando benessere e positività, mettendo l’accento fra chi poteva permettersi il lusso del benessere e chi era inesorabilmente precipitato nell’indigenza e disperazione. Il progresso portò infatti anche al colonialismo, allo sfruttamento del lavoro minorile e delle donne, alla perdita dello stesso per molti altri. Questa doppia anima di felicità e disperazione fu l’humus creativo per molti, tormentati tra disperazione ed alta felicità, gli artisti riuscirono ad estrarre grande ispirazione dall’enorme patos che si respirava nell’aria.
Le avanguardie pittoriche
Il mondo della pittura vive una vera rivoluzione e si assiste in questa età alla nascita di molti movimenti avanguardistici. Pittori di primaria importanza e le scuole più varie coesistono a Parigi durante questi decenni, provando così al mondo intero che l’arte della pittura si stava muovendo:
l’impressionismo(1860-1880),l’espressionismo(1885-1933),il neoimpressionismo (1888-1899), il simbolismo (1889-1897), il fauvismo (1905-1918), il cubismo (1907-1914), il futurismo (1910-1918), l’astrattismo (dal 1910), il surrealismo (1924).
Fra tutti questi movimenti, l’impressionismo è quello che si associa più frequentemente alla Belle Époque, perché è il primo che ha veramente rivoluzionato la pittura lottando contro l’arte accademica che dominava nella società e pure perché è il movimento che meglio dipinge e rappresenta l’ambiente di questa epoca. Gli impressionisti sono i primi a far uscire le loro tele e i loro pennelli nelle strade per rappresentare i più piccoli dettagli della vita. Renoir, Monet, Cézanne, Pissarro, Degas, Manet…appartengono al gruppo degli impressionisti.
Questi pittori mostrano molto bene lo spirito degli inizi della Belle Époque: dipingono l’agitazione e l’animazione delle vie e dei boulevard , gli interni dei teatri, l’ambiente di festa nei giardini parigini , i saloni, i bar, i café-concerto, i balli…
Una nuova arte inoltre, imparentata con il mondo della pittura, appare alla fine del XIX secolo e si svolge sulla strada: è l’arte dei manifesti. Li si vede ovunque, sui muri, nei chioschi e sulle colonne pubblicitarie. Il vero maestro di questa nuova arte, espressione tipica di quest’epoca, è Toulouse-Lautrec che realizzerà numerose affiches per i cabaret, i teatri, i circhi…
Satie e la “musique d’ameublement”
Erik Satie è sicuramente il compositore più caratteristico della Belle Époque. È conosciuto per il suo humour, il suo senso dell’assurdo e il suo non-conformismo.
Comincia la sua carriera come pianista suonando nei cabaret di Montmartre, precisamente presso il Cafè Chat Noir. Compone spesso nei Cafè, su piccoli quaderni da musica dove annota pure le spese e le sue riflessioni sulla vita. Scrive piccoli brani musicali, originali e pieni di sensibilità, a cui dà sempre nomi assurdi.
Satie fu in vita un personaggio dai comportamenti bizzarri, spesso sottolineati dai cronisti del tempo. Visse in un appartamento chiamato da lui “l’Armadio“, composto da due stanze, di cui solo una utilizzata pienamente, mentre l’altra era chiusa a chiave; il contenuto di questa venne scoperto solo alla morte dell’artista: conteneva una collezione di ombrelli di vario genere a cui lui teneva così tanto da non usarli. Non usciva mai senza un ombrello, che teneva rigorosamente chiuso anche in caso di pioggia per paura che potesse bagnarsi! Satie era inoltre fissato con l’abbigliamento, in particolar modo per i completi in velluto: ne possedeva tantissimi (tutti uguali). Il termine “Musique d’ameublement”, definisce il concetto di musica a cui arriva Satie: contro l’accademismo e la musica dotta, Satie adotta la musica come elemento di tappezzeria, d’arredamento, di com-presenza migliorativa degli elementi arredativi. Lo stesso Satie la definisce come “musica che non ha bisogno di essere ascoltata”, suscitando presso i suoi contemporanei numerose polemiche.
Per interessarsi a Satie occorre cominciare non avendo interessi, accettare che un uomo sia un uomo, lasciar perdere le nostre illusioni sull’idea di ordine, di espressione dei sentimenti e tutti gli imbonimenti estetici di cui siamo gli eredi. Non si tratta di sapere se Satie è valido. Egli è indispensabile! (John Cage)
In ordine, i brani eseguiti sono:
“Le piccadilly”, E. Satie
“Gymnopedie n°1”, E. Satie
dai“3 Pezzi in forma di pera”: “Maniére de commencement”, “En plus”, E. Satie
“La diva de l’Empire”, E. Satie
Dal balletto “Parade”:”Prelude du Rideau Rouge”,”Prestidigitateur Chinois”, E.Satie
“La belle exentrique-The Eccentric Beauty”, E.Satie
“Je te veux”, E. Satie
Testi tratti da “Quaderni di un mammifero”, di E. Satie
Si ringrazia Sandro Ferri per la preziosa collaborazione.
“Non dimenticate che le epoche hanno sull’artista una grande influenza; esse lo dominano e gli impongono la loro atmosfera. Egli non vi si può sottrarre..”E. Satie