di: Giorgia Sbuelz
Quello degli One Eyed Jack è uno stile che finalmente ci riporta alle buone sonorità di una volta, quelle “street “che impazzavano più di un ventennio fa, in una reinterpretazione assolutamente contemporanea e una formazione accattivante. Incontriamo Giada Virgili, la lead vocal del gruppo, alla fine di un live al VTwin di Via Pontina. Presenza scenica avvincente e voce femminile rock tra le più interessanti della scena romana.
Ciao Giada, era da molto che non ascoltavamo una bella voce femminile prestarsi alle graffianti sonorità Rock e Punk Rock. Sei talentuosa e molto giovane, solo 24 anni. Come hai cominciato ad appassionarti ad un genere che ebbe la sua massima popolarità nella seconda metà degli anni ’80?
Ciao Giorgia, innanzi tutto grazie a te e a Italianbabylon per l’ opportunità di questa intervista. Diciamo, che più che essere appassionata di un genere musicale definito, amo la musica nella sua interezza, mi piace molto spaziare negli ascolti e cercare di trarre spunti, ispirazione e ovviamente divertimento da diversi generi musicali, sia nel canto che nel solo ascolto. Se dovessi rintracciare dei gruppi di riferimento che mi hanno invogliata ad intraprendere questo tipo di percorso ti direi i Metallica e gli Iron Maiden, che riscontrano il consenso di più di una generazione oramai, ma anche i Guns n’ Roses e gli Hardcore Superstar per esempio…
Hai senza dubbio un talento naturale, ma la tua impostazione vocale lascia pensare che dietro ci sia una preparazione accurata. Puoi parlarci della tua formazione?
Grazie per il complimento. Riassumendo in breve è andata più o meno così: ho iniziato a cantare, come molti miei coetanei, nel classico coro della chiesa, quindi intorno ai quindici anni ho iniziato a studiare canto seriamente, percorso che continuo tutt’ ora, ed il resto arrivato da sé.
Chi sono e come sono nati gli “One Eyed Jack”?
Gli One Eyed Jack sono nati da un’ idea di Kiara Starry (chitarra), Frank Marrelli (chitarra) e mia, nel corso dei mesi abbiamo cambiato più volte formazione, quella attuale con la quale stiamo preparando i nuovi pezzi da registrare verosimilmente in primavera comprende oltre a me, Frank alla chitarra, Alberto Sempreboni al basso e Andrea Nicolè alla batteria.
Stasera avete presentato una cover dei Misfits e in alcuni pezzi si percepiscono richiami del sound tipico dei primi Guns n’ Roses. Potete affermare di ispirarvi ad un genere in particolare?
I primi Guns n’ Roses ovviamente sono fantastici e posso dire che piacciono a tutti noi, poi ognuno ha le sue influenze, nella stesura dei nuovi pezzi stiamo cercando di inserire anche elementi più “recenti”, vagamente assimilabili a un certo tipo di industrial (Rob Zombie, Genitorturers… perlomeno a livello di arrangiamenti), mentre dal punto di vista vocale ci saranno delle piccole sorprese più “classiche”… La matrice rock/sleaze comunque non scomparirà.
Ci sono brani come “Oblivion” che hanno una struttura melodica più complessa e un testo velato di poesia. Immagino non adoperiate sempre uno stesso schema compositivo…
Il testo di Oblivion nello specifico nasce da una mia vecchia idea che poi ho sviluppato nel tempo. Lo schema compositivo invece è piuttosto vario, lo spunto può nascere da un riff di chitarra o da una linea vocale, poi di volta in volta ci sono gli eventuali spunti di ognuni di noi.
“One Eyed Jack” era il nome di un locale di dubbia fama (ma molto intrigante) della serie televisiva “Twin Peaks”. Siete per caso fans di David Lynch?
Si, il nome del gruppo prende spunto proprio dalla famosa serie ” Twin Peaks”. A dire la verità io non sono una grande appassionata di questa serie, l’ idea è stata di Starry e Frank. Anche alcuni dei nostri testi prendono spunto da lì, il brano “Black Lodge” per esempio si ispira proprio alla Loggia Nera di David Lynch, e in un brano chiamato Everynight (che ancora non abbiamo pubblicato) ci sono dei riferimenti un po’ macabri e un po’ ironici alla povera Laura Palmer.
Molteplici gli spunti offerti da questa band emergente romana, testimone anche del rinnovato interesse verso quella corrente che fu definita “glam” o “sleaze” e che racchiudeva un universo intero di generi e sottogeneri.
Siamo certi che sentiremo ancora parlare degli One Eyed Jack e del loro sound, ci aspettiamo grandi cose e soprattutto altre emozionanti esperienze musicali.