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Ai Lincei conferenza su i venditori di illusioni

31 Marzo 2014 - VI PROPONGO

ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI
27 marzo 2014

Perché ci lasciamo ingannare dai venditori di illusioni, e come possiamo difenderci

Gilberto Corbellini
Museo di storia della medicina
Sapienza Università di Roma

Nel gennaio scorso, mentre in Italia il caso Stamina infuriava, la National Science Foundation pubblicava il suo annuale Science and Engeneering Indicators 2014, da cui risultava, tra molte altre cose, che la percentuale di americani che considerano l’astrologia non scientificamente fondata è scesa in due anni (dal 2010 al 2012) dal 62 al 55%. Qualcuno ha notato che forse anche questo è un indicatore del declino cognitivo dell’occidente, giacché in un paese orientale come la Cina questa percentuale è del 92%. Il segnale è particolarmente preoccupante se si considera che a giudicare l’astrologia una scienza sono soprattutto i giovani adulti (tra 55 e 45% tra 18 e 34 anni). In Italia, oltre il 50% di un campione valido crede esistano numeri più “fortunati” di altri per le persone, e meno di un quarto sa come funziona il metodo scientifico. Nei paesi nordeuropei meno di un terzo in media coltiva superstizioni e oltre metà dei sa dire come si controlla l’efficacia di un farmaco. Nondimeno il consumo di medicine alternative o complementari è più diffuso nei paesi nordeuropei, che non in Italia. Insomma le pseudoscienze e le credenze non scientifiche, riguardo a fatti scientificamente acclarati, sono largamente diffuse e fioriscono anche nelle società il cui funzionamento dipende sempre più, se non quasi del tutto, da conoscenze scientifiche di base e applicate.

E’ ormai piuttosto facile, anche per chi di mestiere fa lo storico, capire e spiegare quali processi e meccanismi comportamentali hanno fatto sì che così a lungo l’uomo si sia lasciato ingannare dai venditori di illusioni, e soprattutto come mai nonostante i successi eclatanti della scienza e delle tecnologie la stragrande maggioranza delle persone continui a credere in idee e procedure false o pseudoscientifiche. Esiste una letteratura monumentale da cui risulta che veniamo al mondo con un cervello e delle predisposizioni cognitive ed emotive che nella sostanza non sono diverse da quelle evolute dai nostri antenati per sopravvivere nel Paleolitico, e che se non educhiamo opportunamente i cuccioli umani e non facciamo una costante manutenzione degli strumenti critici che ci può fornire l’istruzione scientifica, la maggioranza di noi precipita molto facilmente nelle trappole delle credenze intuitive, che ci mettono alla mercé di diverse categorie di impostori.

Le credenze pseudoscientifiche e le loro origini possono essere ricondotte a spiegazioni che emergono da studi soprattutto neurocognitivi, ovvero anche psicologici ed epistemologici, dai quali risulta appunto che se non si interviene correggendo una serie di bias e fraintendimenti che strutturano il modo comune o più spontaneo di ragionare, non si riesce a distinguere tra spiegazioni scientifiche e argomenti o credenze pseudoscientifiche. Senza contare che i fattori che condizionano la comunicazione interpersonale in contesto sbilanciati e che determinano l’efficacia persuasiva degli impostori peraltro agganciano predisposizioni emotive, anch’esse ancestrali e molto resistenti ad argomenti solo razionali.

Se i meccanismi e processi che inducono o fanno preferire agli esemplari della specie umana di “credere” senza “controllare”, sono ben descritti, meno chiaro è come riuscire a difendersi. Intanto ci si dovrebbe domandare perché difendersi; ovvero chi e in quanti riconoscono l’esistenza del problema, in quali termini, etc. Probabilmente la questione è avvertita da una minoranza, e diventa di interesse generale quando esplodono casi eclatanti o abusi. Senza che ci si accorga che i casi esplodono perché esistono condizioni specifiche che lo consentono.

Si può sostenere che più cultura scientifica risolverebbe il problema? Forse, ma non c’è da scommetterci. L’espressione “cultura scientifica”, nonché la sorella “comunicazione scientifica” rimangono troppo vaghe, ed esistono indizi per cui si può ipotizzare che non sia tanto la cultura scientifica quanto piuttosto la comprensione critica di come funziona la scienza, che può essere acquisita solo attraverso specifici processi di istruzione, che può immunizzare contro le imposture della pseudoscienza e la loro contagiosa diffusione sociale. Ma questo significa usare nelle scelte politiche scolastiche e universitarie, soprattutto per quanto riguarda la formazione delle élite professionali, le migliori prove su come sia possibile o più probabile ottenere come risultati dei percorsi di apprendimento capacità di critica razionale, rispetto per i fatti controllati e autonomia di giudizio

Bibliografia. G. Corbellini, Scienza, quindi democrazia, Einaudi, Torino, 2011 (pp. 85-121); idem, Scienza, Bollati Boringhieri, Torino 2013; M. Capocci e G. Corbellini (a cura di), Le cellule della speranza. Il caso Stamina tra inganno e scienza, Codice Edizioni, Torino, 2014.