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VICTOR PEREZ MORENO: IL CAMPIONE DELLA PALLAVOLO SI RACCONTA

13 Febbraio 2014 - SCIENZA RICERCA SALUTE

Un metro e novantacinque centimetri d’altezza e una schiacciata micidiale in grado di mandare in visibilio intere tifoserie: questi i connotati con cui si è fatto strada Victor Perez Moreno, campione della pallavolo molto amato nel nostro Paese, che oggi ha deciso di mettere a disposizione l’esperienza maturata nella sua lunga carriera ritornando in gioco dall’altra parte del campo.

 

Ciao Victor, ti ringraziamo per la disponibilità. Con questa intervista vorremmo cogliere l’occasione per parlare della tua carriera e dei nuovi progetti a cui ti stai dedicando ultimamente. 

Hai un lungo curriculum sportivo: in Italia hai giocato, a partire dal 2004 per la Terra Sarda Cagliari, la Monini Spoleto, la Divani&Divani Avellino, la Aran Cucine Abruzzo Pineto. In Europa hai invece giocato in Francia, Svizzera, Grecia, Cipro e fuori l’Europa a Dubai. Sei partito però da molto lontano, Cuba, dove sei nato e dove hai giocato prima nella Juniores e poi nella Nazionale Cubana. Vuoi raccontare i tuoi esordi e la tua esperienza in Nazionale?

Per chi nasce a Cuba, dedicarsi allo sport o alla musica è l’unica possibilità che ti fa intravedere una via d’uscita, un futuro diverso. Sin da piccolo a scuola ho iniziato a giocare a pallavolo e da subito sono arrivati i primi risultati. Convocato nella Nazionale Junior sono iniziate le prime trasferte, e mi si è aperto un mondo: l’Argentina, il Brasile, il Messico….

I viaggi in aereo, la possibilità di comprare cose che a Cuba non c’erano (jeans, scarpe Nike, stereo, medicine…).

Ho capito che la mia vita era la Pallavolo. E presto compresi anche che avrei lasciato Cuba.

 

Successivamente sei approdato in Francia dove hai giocato per quattro anni. Qual è la differenza tra i team sportivi francesi e quelli italiani?

La pallavolo in Francia è riconosciuta come lavoro. E questa è già una grandissima differenza. Se un giocatore ha un problema con una società o con un Presidente, si apre una vera e propria causa di lavoro. Di solito è molto difficile arrivare in tribunale proprio per questo motivo. Le società sono molto serie e i contratti hanno un altro valore.

In Italia è capitato a me e molti miei colleghi di perdere soldi e non venir pagati a fine campionato.

Sicuramente in Italia è affrontato tutto con più superficialità in quanto non c’è una regolamentazione vera e propria. E poi in Italia ruota tutto intorno al calcio purtroppo. Gli altri sport sono considerati a livello marginale.

Come è stata l’accoglienza in Italia? Il tuo rapporto con lo staff tecnico e la tifoseria?

In Italia mi sono trovato subito benissimo. Sono arrivato a Cagliari da Parigi nel 2004. Era estate, il clima stupendo e un mare meraviglioso che mi ricordava la mia Cuba.

I sardi sono persone splendide, mi hanno subito accolto e fatto sentire a casa (i francesi al contrario mi hanno sempre fatto sentire “un ospite”. Il Presidente è diventato un mio carissimo amico con cui sono ancora in contatto e in estate quando posso vado a trovarlo a Cagliari. Ha fatto tanto per me. Anche l’allenatore di allora mi ha fortemente voluto e grazie a lui è iniziata la mia carriera nel campionato di serie A in Italia (paese che non ho mai lasciato).

Sono sempre andato d’accordo con le tifoserie. Non mi piace quando il tifo diventa esagerato e si perde il rispetto per le persone. Ma devo dire che non ho mai avuto problemi in nessuna città

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Qual è stato il tuo “Big Match” ?

Sicuramente la mia prima vittoria in Italia. Era il 2004:  quell’anno la mia squadra vinse il campionato di A2 e guadagnammo la promozione in A1. La città sembrava impazzita. Abbiamo festeggiato per giorni. Sembrava di essere a Rio De Janeiro. Ho dei ricordi bellissimi che non dimenticherò mai!

Il Cagliari ha anche la squadra di calcio in Serie A, ma in quei giorni si parlava soltanto di Pallavolo e del nostro successo.

 

Come definiresti la vita di un atleta? Pensi ci sia differenza tra un pallavolista e un altro sportivo di professione?

Non so immaginare un’altra vita perché ho dedicato tutta la mia vita allo sport. E lo rifarei altre mille volte. La vita di uno sportivo è sacrificio. Per questo motivo arrivano in pochi allo sport professionistico. Quando sei giovane fai fatica a non uscire la sera, a non andare a ballare, a non bere, a tralasciare amici e fidanzatine. Anche da adulto, è una vita fatta di rinunce per te e chi ti sta accanto. Il sabato sera si va in ritiro quando tutti i tuoi amici vanno a cena fuori o a ballare. La sera non puoi fare tardi, la domenica partita. Il lunedì è il tuo unico giorno libero. Quando c’è il campionato non esistono week end fuori, vacanze etc… Non è facile ma sicuramente ne vale la pena.

Per affrontare nelle migliori condizioni gli allenamenti e le competizioni, è necessario condurre una vita regolare, fatta di sane abitudini e di riposo, evitando gli eccessi. Inoltre, la disciplina porta l’atleta a sapersi ascoltare e a conoscere i propri ritmi, divenendo maggiormente consapevole delle proprie capacità.

Ho tanti amici sportivi (basket, pallanuoto, calcio, pugilato) e posso dire che vale lo stesso discorso un po’ per tutti.

Che valori ti ha trasmesso umanamente la Pallavolo?

Sicuramente mi ha trasmesso i valori degli sport di squadra in generale. Lealtà, correttezza, spirito di sacrificio, disciplina, sofferenza, amicizia. E soprattutto ho imparato a vincere ma anche a saper perdere!!!

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Sappiamo che ora vivi a Roma, hai sposato una bellissima italiana, e stai portando avanti un nuovo progetto legato ancora alla pallavolo, ma con un ruolo diverso dallo schiacciatore che ti ha portato tanto successo. Come si immagina nel futuro Victor Perez Moreno?

Roma è la città più bella del mondo. Mi sono sposato nel 2012 (a Febbraio durante la nevicata che ha bloccato la capitale) dopo 7 anni di convivenza. Da qualche mese sto seguendo il Corso Allenatore della FIPAV Federazione Italiana Pallavolo. Sono impegnato in aula (lezioni teoriche)  e in palestra (pratica) più  un tirocinio obbligatorio.

Devo dire che non è facile per me stare dall’altra parte,  essere fuori dal campo, ma penso che sarà il mio futuro. La mia vita è la pallavolo. Vorrei allenare i bambini e poi tra qualche anno mi piacerebbe vincere un campionato di Serie A o di World League. È il mio sogno! E mi piacerebbe realizzarlo in Italia. Chissà…

 

E noi saremmo ben lieti che questo sogno si realizzasse presto e proprio in Italia. Un caloroso in bocca al lupo a Victor per i suoi progetti futuri. 

di: Giorgia Sbuelz