Ufficio stampa Rocchina Ceglia
Il fulmine nella terra
Irpinia 1980
scritto e diretto da Mirko di Martino
con Orazio Cerino
aiuto regia Melissa di Genova
Teatro Kopó
Via Vestricio Spurinna 47/49
19 al 22 febbraio
Dal 19 al 22 febbraio è in scena al Teatro Kopó di Roma uno dei monologhi più apprezzati al Roma Fringe Festival 2014, Il fulmine nella terra-Irpinia 1980 scritto e diretto da Mirko di Martino con Orazio Cerino. Un monologo di teatro civile basato su articoli di giornale, testimonianze e documenti originali, che ricostruisce i primi giorni del sisma raccontando, a volte con ironia e a volte con crudezza, le storie delle vittime e dei soccorritori, i ritardi, l’impreparazione e gli errori dei soccorsi.
Lo spettacolo è anche anche il racconto di un’epoca che sembra molto più lontana di quanto non sia in realtà, un’ironica e a tratti dolorosa narrazione dell’Italia del 1980, rivissuta attraverso le musiche, i film e la TV di quegli anni, che rendono ancora più amaro il contrasto tra la spensieratezza dell’ ”Italia da bere” e la tragicità dell’evento sismico.
IL FULMINE NELLA TERRA – IRPINIA 1980
scritto e diretto da Mirko di Martino
con Orazio Cerino
aiuto regia Melissa di Genova
TEATRO KOPÓ
via Vestricio Spurinna 47/49
dal 19 al 22 febbraio 2015
ore 21.00
aperitivo a partire dalle 20.00 Biglietti Intero 10.00 (aperitivo e spettacolo) 0645650052 o botteghino@teatrokopo.it o whatsappaci al 3738720558
RECENSIONE
Di: Fabiana Carucci
Un evento drammatico reso ad un ritmo che coinvolge e porta direttamente dentro al fatto. Con un sistema dolce-amaro di rappresentazione, il terremoto dell’Irpinia e sopratutto le profonde mancanze istituzionali post evento, sono ancora più marcate e presenti: proprio come una lama che lentamente affonda nelle coscienze di chi ascolta, ieri come oggi, a teatro e anche fuori; dopo, resta marcato nella mente come nelle coscienze.
Ottima l’interpretazione del protagonista che nel suo repentino e fluido cambio di stati d’animo, da l’impressione che sul palco ci siano molti personaggi diversi; convince la capacità di cambio espressivo veloce e intenso. Frizzante e repentino il cambio di stato d’animo, dal drammatico all’ironico, al nostalgico quasi, rende ancora di più il dramma e l’ingiustizia del fatto rappresentato. Un po’ come il cinematografico “la vita è bella!” del grande Benigni ha reso un evento orrendo in tutta la sua orripilanza, così a teatro, questa interpretazione ha saputo dare un dignitoso grido silenzioso di quell’Italia che non va proprio: oggi come ieri. Purtoppo!