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STEFANO DE MEO ED ENNIO SPERANZA PRESENTANO MUSICA E SCRITTURA “IN ORDINE SPARSO”

29 Luglio 2013 - ARCHIVIO
STEFANO DE MEO ED ENNIO SPERANZA PRESENTANO MUSICA E SCRITTURA  “IN ORDINE SPARSO”

 

 di: Giorgia Sbuelz

 

Stefano De Meo proviene dal conservatorio di Santa Cecilia di Roma dove si è  diplomato in pianoforte classico. Studia in seguito composizione e  partecipa con successo a diversi concorsi pianistici. Affianca contestualmente la sua impostazione classica a repertori jazz e contemporanei, e allarga le sue esperienze professionali anche a settori che gli consentono di affacciarsi su realtà musicali di diversa matrice, come la gavetta nei piano bar di famosi alberghi romani.

Con il percussionista Giampaolo Ascolese, jazzista di spicco nel panorama musicale italiano, mette  in piedi un solido repertorio contemporaneo, al quale si dedica per un paio d’anni.

Comincia a collaborare col mondo teatrale, dapprima arrangiando brani musicali per un attore, per divenire successivamente autore di musical, direttore di esecuzioni dal vivo e compositore di musiche originali. Un fortunato sodalizio quello col teatro, avvenuto quasi per caso, e che rimane attualmente la sua principale attività; un settore che ha dato anche principio ad una serie di significative collaborazioni, di cui si è avvalso anche nel suo recente lavoro: “In ordine sparso”, il suo primo album solita, dove ritroviamo lo stesso Ascolese e molti altri importanti musicisti.

Fondamentale però in quest’opera  è il contributo di Ennio Speranza, musicista, musicologo, autore di saggi e scrittore.

Ennio è diplomato in chitarra e laureato in Storia della Musica, ha perseguito a lungo un iter accademico per poi approdare, quasi casualmente anche lui, al teatro, curando il testo per uno spettacolo su John Lennon messo in scena da Giancarlo Lucariello. Scrive poi sceneggiature per il cinema pur portando avanti parallelamente la sua attività come musicista.

Attualmente insegna Storia della Popular Music al Conservatorio di Frosinone, lavora come consulente musicale e regista radiofonico per Radio3 mentre continua a scrivere per il teatro.

Stefano De Meo ed Ennio Speranza si sono conosciuti anni fa, per lavorare ad un piccolo musical da camera andato in scena al Teatro dell’Orologio di Roma. Era la riscrittura in chiave pop della “Salomè” di Oscar Wilde. Tra i due nasce un’intesa artistica, confermata anche dal successo dell’opera, che è continuata nel tempo, fino ad arrivare ad oggi, con l’uscita di questo album, che è musica ma anche scrittura.

Incontriamo i due autori che ci spiegano come nasce questo doppio lavoro che li ha coinvolti entrambi, ma in maniera del tutto autonoma.

 

Stefano De Meo e Ennio Speranza: due artisti che hanno molto in comune. Poteva sembrare naturale quindi che le vostre esperienze confluissero in un’ opera. Quali sono i punti  che condividete e quelli in cui invece siete complementari?

Stefano: Provengo da una formazione classica. Al principio per me fu una sfida adattarmi alle esigenze del mondo dello spettacolo: gli attori spesso non sono musicisti, non sono cantanti professionisti, quindi lavorare con loro non sempre è un’impresa facile per un musicista classico. Fortunatamente le contaminazioni musicali vissute sulla mia pelle durante la gavetta quando ero studente, mi hanno aiutato ad affrontare la carriera che poi avrei intrapreso. Per Ennio invece l’esperienza è diversa.

Ennio:  Sono un drammaturgo, ma anche io ho una formazione da musicista, per questo motivo riesco a scrivere dei testi che in realtà hanno già una metrica molto scandita e molto composta. Trovo quindi molto facile lavorare con dei musicisti, perché a mia volta lo sono stato.

“In ordine sparso” è un titolo che richiama alla mente l’idea con cui poi alla fine ognuno si ritrova a fare i conti terminando un percorso o aprendone uno nuovo: appunti, esperienze, sensazioni, lavori e intuizioni spesso appaiono“in ordine sparso” di fronte a noi… Raccontateci il vostro “ordine sparso”, qual è stata la genesi e lo sviluppo del vostro ultimo lavoro?

 stefano_de_meo

Stefano: Ho lavorato per molti anni su commissione, sperimentandomi in una serie di tematiche profondamente diverse tra loro, come potevano essere la composizione di canzoni anni ’30 o ’70 così come il pezzo che richiamava Rossini, mi sono cimentato nel contemporaneo atonale, ma ho composto anche musiche di scena per la commedia. Devo dire quindi che ho saputo spaziare, adottare registri creativi diversi di volta in volta, fino a maturare poi la necessità  di dovermi esprimere indipendentemente, raccogliendo le esperienze del passato e raccogliendo i temi che mi avevano entusiasmato maggiormente, con la volontà di farli vivere di vita propria, non necessariamente legati all’apertura di un sipario, ad un dialogo fra attori.

A quel punto ho contattato Ennio, perché la mia idea era di scrivere “frammenti musicali”, solo musica strumentale da accompagnare a dei racconti, ma che non si sovrapponesse ad essi. Musica e scrittura dovevano procedere parallelamente, senza incontrarsi né scontrarsi. Mi sono ispirato al suo libro “La volubile e altre storie”, dove c’erano racconti brevissimi, anche di una manciata di righe. Con Ennio abbiamo rintracciato una connotazione comune, legandoli con un filo invisibile l’uno all’altro.

Ennio: Nel 2010 avevo pubblicato con l’Editore Giulio Perrone una serie di racconti che avevano tutti la caratteristica di essere brevi: alcuni di cinque parole, uno addirittura di tre, i più lunghi di due o tre pagine. La proposta di Stefano fu quella di far incontrare musica e letteratura, tanto più che la sua musica ha, a mio parere, un carattere molto narrativo, molto drammatico. Così ci siamo ispirati a vicenda. Ho sottoposto all’attenzione di Stefano alcuni racconti da cui ha tratto degli spunti per scrivere della musica. A sua volta mi ha proposto di scrivere i titoli dei brani, che corrispondono quindi al titolo di ciascun racconto.

Un album che è musica e scrittura, ma non allo stesso tempo. In che modo avete pensato di presentarlo al pubblico?

Ennio: Partendo dal presupposto che i due “media”, musica e scrittura dovevano dipanarsi parallelamente, le parole non dovevano essere sovrapposte alla musica, né la musica doveva essere un sottofondo alle parole. Abbiamo così presentato dal vivo il disco, con un attore che declamava il racconto e alla fine del quale veniva eseguito il brano. Anche sul disco non c’è un attore che recita sulla musica, non volevamo violentare questi due mezzi, volevamo che fossero semplicemente fonte d’ispirazione reciproca.

Stefano: Abbiamo deciso di non incidere una parte recitata. I racconti di Ennio sono raccolti all’interno del libretto del cd. Sono autonomi in questo senso, eppure strettamente legati alla mia musica.

Tornando al titolo, come è ricaduta la scelta su “In ordine sparso”?

Stefano: “In ordine sparso” è un racconto di Ennio, mi piaceva perché dava l’idea di frammentarietà, come le tematiche dell’album, che sono varie. Mi viene da pensare ad un pezzo intitolato “Latente”, dove predominano le percussioni e la base è decisamente ritmica, mentre il pezzo precedente “Dimenticanze” è pianistico e molto intimo. Ci sono dei contrasti evidenti, uniti da una linea direttrice comune.

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Ennio: La cosa divertente è che abbiamo cercato un titolo accattivante, che rappresentasse l’idea di questi frammenti diversi, ma composti dalla stessa mano, quella di Stefano che ha un carattere e uno stile ben definito. Così abbiamo estrapolato “In ordine sparso” da una mia raccolta di racconti precedente, che si è rivelato quindi il più efficace per descrivere il lavoro di Stefano.


Quali sono le vostre considerazioni sul rapporto dell’arte con la comunicazione? 

Ennio: Io trovo che per un artista la parola “comunicazione” sia un grande fraintendimento. Non necessariamente l’arte nasce dall’esigenza di comunicare qualcosa sic et simpliciter, l’arte è piuttosto una riflessione sulla comunicazione: quando si scrive, si dipinge si compone, si comunica comunque, è impossibile non comunicare, eppure c’è uno statuto diverso. La comunicazione è un’attività pratica: posso dire ad una donna “Sei bellissima!”, oppure decidere di trasmettere lo stesso significato utilizzando metafore, componendo versi, conducendo ad una riflessione. L’arte, dal mio punto di vista, in questo senso lambisce la comunicazione.

Stefano: In questo lavoro, ad esempio, abbiamo percepito come priorità di comunicazione quella di presentare le nostre predilezioni, come musicista e come scrittore, esprimendo la nostra professionalità artistica liberamente, svincolati da pressioni.

 

Un album questo che nasce perciò da un’esigenza di riassumere un percorso, rintracciandone il leitmotiv e presentandolo poi senza ansie di commissioni, fluidamente e semplicemente “in ordine sparso”…