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INCONTRO CON LAURA DI RENZO, SPECIALISTA IN SCIENZE DELL'ALIMENTAZIONE, FARMACISTA, BIOLOGA NUTRIZIONISTA, ESPERTA DI GENOMICA NUTRIZIONALE E RICERCATRICE

18 Marzo 2013 - SCIENZA RICERCA SALUTE

Di: Fabiana Carucci

In ambito della manifestazione Culinaria, ove erano previsti diversi simposi con esperti del settore alimentare, abbiamo incontrato la Prof.ssa Laura Di Renzo, Dottore di ricerca in Biologia Molecolare e cellulare, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, Farmacista e Biologa Nutrizionista, esperta di Genomica Nutrizionale, ricercatrice e docente di Scienze e tecniche dietetiche applicate presso l’Università di Tor Vergata, Roma.

La Prof.ssa Di Renzo è anche autrice di numerosi lavori scientifici pubblicati su riviste internazionali di settore, nonché di libri e capitoli tecnico scientifici e divulgativi. La sua linea di ricerca é: 

Genomica Nutrizionale: nutri genetica e nutri genomica

Valutazione dello stato nutrizionale e della composizione corporea

Ruolo dei polimorfismi genetici nel cross- talk tessuto adiposo, tessuto muscolare ed osseo

Sicurezza alimentare e nutrizionale: tossico genomica e metagenomica

 

Le abbiamo chiesto di rispondere ad alcuni quesiti:

Nell’ambito dell’iniziativa Culinaria legata alla corretta e genuina nutrizione, con risalto della produzione locale, lei ha tenuto un Simposio in cui parlava della dieta mediterranea e dell’importanza del ritorno ad una corretta abitudine alimentare: ce ne parla più dettagliamente.

 

L. Di Renzo: “E’ provato dall’evidenza scientifica, e si sta radicando nella percezione dei consumatori, che un’alimentazione sana è necessaria per mantenere e raggiungere lo stato di salute. La promozione di corretti modelli nutrizionali e la disponibilità di materie prime rispondenti a criteri di sicurezza, qualità e integrità alimentare rivestono un ruolo fondamentale e costituiscono settori strategici per mantenere e migliorare lo stato di salute.

E’ necessaria un’inversione della rotta, ed un ritorno alle tradizioni alimentari, alla valorizzazione delle radici socio-identitarie delle comunità locali, al bisogno di conservazione dell’ambiente, al recupero della biodiversità, alla salvaguardia dell’esperienze gustative relegate ai margini dell’ esperienza quotidiana: tutto ciò in difesa della salute, attraverso un’alimentazione e nutrizione sana, che sia quanto più adeguata a quegli indicatori della Dieta Mediterranea Italiana di riferimento.

La Nutrizione Molecolare e l’Eno-gastroceutica offrono una prospettiva efficace di intervento, definendo l’apporto di nutrienti specifici in base al fabbisogno energetico e al patrimonio genetico individuale. Le componenti bioattive degli alimenti, caratteristiche della Dieta Mediterranea Italiana di riferimento, rappresentano un valido strumento nella lotta alle malattie ed avvicinano la funzione del nutriente a quella di un farmaco, anzi, fanno sì che gli alimenti divengano essi stessi farmaci. Molti dei componenti caratteristici della Dieta Mediterranea tradizionale (frutta, verdura, vino, erbe selvatiche e aromatiche, pesce, olio extravergine di oliva e vino) sono conosciuti per avere effetti positivi sulla salute e sul benessere e possono essere utilizzati per descrivere il concetto di alimenti funzionali (attività: antiossidante; anti infiammatoria; anticancerogena e citoprotettiva, anti-proliferativa e pro apoptotica; estrogenica; anti-diabetica; antitrombotica e vasodilatatoria, modulazione ossido nitrico; antiscorbutica; emostatica; antireumatica; protezione dalle aritmie cardiache, ipertensione, ipercolesterolmia, artrite reumatoide, psoriasi, cataratta, artrite reumatoide, neuropatia diabetica, eczema, disordini psichiatrici e cancro). La prova scientifica per definire i criteri di qualità e sicurezza di una alimentazione ideale viene dai numerosi lavori  pubblicati sui risultati delle ricerche condotte sul ruolo della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento. Il ruolo preventivo sulle malattie cronico degenerative era stato evidenziato nel  ‘57 dallo Studio Cooperativo Internazionale di Epidemiologia della Cardiopatia Coronarica (Seven Country Study) di Ancel Keys, successivamente confermato dagli studi negli anni ’60-‘90 del Prof. A. Fidanza e negli anni ’90-2012 del Prof. A. De Lorenzo e del suo gruppo.

L’idonea combinazione degli alimenti secondo l’Indice di Adeguatezza Mediterranea (IAM: rapporto tra % energia totale da pane, cereali, legumi, patate, vegetali, frutta, pesce, vino rossa, olio d’oliva/ latte, formaggio, carne, uova, grassi animali, bevande dolci, dolci e zuccheri), gli Indici di Qualità Nutrizionale (aterogenicità, trombogenicità, colesterolo saturo, indice glicemico, rapporto tra protidi vegetali/animali, grassi mono-polinsaturi/ saturi) e la misura della capacità antiossidante (unità ORAC, TRAP, FRAP), permettono di prevenire le inadeguatezze nutrizionali per eccesso o difetto.

Fondamentale è il consumo di prodotti freschi, del territorio, tradizionali meglio se biologici, in accordo con il regime alimentare della Dieta Mediterranea Italiana: solo così è possibile garantire un’efficace azione per la prevenzione di patologie cronico-degenerative, fondamentale per la longevità e qualità della vita. Grandi vantaggi derivano da un piano alimentare adeguato alla Dieta Mediterranea Italiana di riferimento, ben bilanciato e basato solo su alimenti biologici, che oltre a preservarci dai concimi e pesticidi, migliora alcuni parametri ematici rispetto ai prodotti convenzionali: diminuisce i fattori infiammatori (citochine pro-infiammatorie), riduce i marker di stress ossidativo (lipidi idroperrosidi e metaboliti dell’ossido di azoto) e di rischio cardiovascolare (omocisteina e profilo ipoproteico). La Dieta Mediterranea Italiana Biologica (IMOD), inducendo un cambiamento della composizione corporea (valutata con densitometria a doppio raggio-X ed impedenziometria) e determinando l’aumento della capacità totale antiossidante plasmatica (Unità ORAC), della quantità di acido folico e vitamina B12, e la riduzione dei livelli di fosforo e microalbuminuria garantisce un’efficace azione per la prevenzione di patologie cronico-degenerative, svolgendo un ruolo fondamentale nella longevità e nella qualità della vita.

Orientandosi verso la tradizionale alimentazione mediterranea, si potrebbe conseguire in 25 anni una riduzione della mortalità cardiovascolare di circa il 18% (20% in meno di mortalità coronarica e 12% in meno di mortalità da ictus cerebrale). La diminuzione di soli 3g del consumo quotidiano di sale, comporta una riduzione del 5% della mortalità cardiovascolare. La riduzione dei grassi di origine animale e l’aumento dei vegetali nella dieta può ridurre l’incidenza dei tumori del colon e della mammella rispettivamente del 50% e del 27%. Una sostanziale riduzione della prevalenza di obesità nelle donne in postmenopausa, comporta un ulteriore 12% di riduzione del tumore mammario e del 30% dell’incidenza di tumori dell’endometrio. L’aderenza alla Dieta Mediterranea si associa ad una riduzione del 9 % della mortalità globale e della mortalità per eventi cardiovascolari, dell’incidenza di neoplasie o di mortalità per neoplasie pari al 6 %, una riduzione del 13 % nell’incidenza di Morbo di Parkinson e  Morbo di Alzheimer.

L’adozione della Dieta Mediterranea Italiana di Riferimento permette di salvaguardare non solo la salute umana, ma tutela anche l’ambiente in cui esso vive, in virtù dei minori consumi energetici, del minore impatto potenziale sul riscaldamento globale e del miglioramento della qualità dell’ambiente stesso. Studi recenti dimostrano che la differenza a parità di consumo calorico tra la dieta nordamericana (consumo prevalente di carne e dolci) e la Dieta Mediterranea è del 80.6% in termini di “Carbon Footprint” (emissioni di diossido di carbonio CO2 e altri gas serra, GHG) e del 57.9% in termini di consumo di terra “Ecological Footprint” (area biologicamente produttiva, di mare e terra,  necessaria per produrre le risorse consumate dall’uomo e per assorbire i rifiuti che genera).

Diversi studi dimostrano che il cambiamento delle scelte alimentari verso cibi salutari non comporta una maggiore spesa economica, e non può quindi rappresentare una barriera verso l’adozione di stile di vita salutari. In particolare, gli interventi nutrizionale che promuovono la Dieta Mediterranea non implicano un aumento della spesa alimentare. Infatti, la promozione di una dieta a bassa densità calorica, l’utilizzo prevalente di legumi, cereali, frutta, verdura, ortaggi, erbe selvatiche, riduce i costi della spesa alimentare giornaliera e determina una migliore distribuzione della budget monetario tra i diversi gruppi alimentari. Analisi economiche, a supporto delle pianificazioni sanitarie, politiche ed economiche, dimostrano che tra gli interventi nutrizionali la Dieta Mediterranea insieme al cambiamento dello stile di vita presentano il miglior rapporto costi-benefici. I cambiamenti intensivi di stile di vita per la prevenzione del diabete hanno un costo differenziale di 604 $ ed un rapporto costo/ beneficio di 7100 $. Gli interventi di prevenzione con la Dieta Mediterranea, mostrano benefici per tutte le cause di mortalità ed in particolare per patologie cardiache ed hanno un costo differenziale di 215 $ ed un rapporto costo/ beneficio di 2500$ per eventi non fatali. Il costo per anno di vita è: 1) terapia farmacologica con beta-bloccante o statine 1300-3900 $; 2) bypass coronarico 20.200 $; 3) Dieta Mediterranea 703 $”.

 

Anoressia e bulimia: sono due bestie nere che da tempo ci perseguitano. A loro si affianca un crescente problema di obesità, anche infantile. Siamo il Paese noto al mondo per l’eccellenza del suo cibo: come è possibile che qui da noi ci siano tanti problemi di cattiva nutrizione? Cosa crede che sia venuto a mancare nella cultura alimentare italiana del XXI secolo?

 

L. Di Renzo: “L’obesità, definita più propriamente come “quella condizione caratterizzata da una presenza eccessiva di tessuto adiposo nell’organismo in misura tale da indurre un aumento significativo del rischio per lo stato di salute”, è una patologia multifattoriale determinata da fattori di natura genetica ed ambientale, rappresenta oggi un’autentica emergenza per i suoi risvolti in campo sanitario e sociale, essendo un fattore di rischio per lo sviluppo di alterazioni endocrino-metaboliche, complicanze d’organo e problematiche psico-sociali, che sono tanto maggiori quanto più precoce è l’esordio.

L’obesità, soprattutto in età giovanile, è diventato un problema emergente nei Paesi Europei e si manifesta con modalità diversificate in Italia. L’obesità sempre più affonda le sue radici nell’età pediatrica e le previsioni ci dicono che, se questo trend proseguirà a crescere, la spesa sanitaria potrebbe lievitare nei prossimi anni, fino a divenire insostenibile.  Il problema è soprattutto sociale, in quanto coinvolge direttamente gli stili di vita che la società moderna ci impone o sempre più spesso ci propone.  L’aumento dell’obesità è conseguenza del cambiamento profondo della società e del consumo, accompagnato da una sostanziale modifica degli stili di vita.

La considerazione che 4 bimbi su 10, con meno di 16 anni, risultano in sovrappeso e 1 bambino su 10 è obeso è motivo di preoccupazione, non solo a causa della vastità del fenomeno, ma specialmente a causa dell’impatto che l’obesità ha sulla salute: basti pensare al rischio di persistenza dell’obesità tra gli adulti, alla morbilità associata all’obesità quando già presente nell’età pediatrica, all’effetto indipendente dell’obesità infantile sulla mortalità degli adulti, alle complicanze psicosociali ed alle possibili ricadute in termini di enormi costi socio-economici. È un dato impressionante l’evidenza che dal 30 al 60% dei giovani obesi mantengano la loro condizione di obesità nell’età adulta.

Le persone con problemi di obesità rappresentano in Italia oltre il 40% della popolazione e negli ultimi otto anni, sono aumentate di un 4%.

Il 10% della popolazione femminile risulta affetta dalla sindrome “Normal weight obese”, rappresentata da un peso nella norma ma da una massa grassa superiore al 30% del peso corporeo, che determina un elevato stato infiammatorio e stress ossidativo con un aumento del rischio di patologie cardiovascolari 2.5 volte superiore ai soggetti non obesi.

Le modificazioni sfavorevoli della dieta (transizione nutrizionale) sono costituite da uno spostamento della struttura della dieta verso un regime alimentare che è caratterizzato da un introito energetico più elevato, associato ad un aumento dell’assunzione di grassi, in particolare saturi (prevalentemente rappresentati dai grassi animali) e di zuccheri semplici, e un consumo ridotto di carboidrati complessi, fibre alimentari, frutta e vegetali ( meno di 400 g/die, mentre le raccomandazioni sono di almeno 700g/die). Queste modificazioni della dieta si aggiungono alle variazioni dello stile di vita che rispecchiano una riduzione dell’attività fisica lavorativa e nel tempo libero. Se il “secular trend” è un fenomeno inteso come aumento delle dimensioni somatiche da attribuirsi al miglioramento delle condizioni di vita, che permette la completa estrinsecazione delle potenzialità genetiche di crescita, l’aumento generalizzato della massa grassa può essere, invece, interpretato come conseguenza di un’alimentazione quantitativamente e qualitativamente non corretta, accompagnata da una scarsa attività fisica.

C’è un crescente interesse volto ad esplorare il ruolo della Dieta Mediterranea, quale modello alimentare salutare, nella prevenzione e trattamento dell’obesità. Gli studi analitici che esaminano la relazione tra Dieta Mediterranea e variazione del peso, sia di tipo osservazionale che sperimentale, evidenziano un effetto protettivo della Dieta Mediterranea sull’incidenza dell’obesità.  Purtroppo nel corso degli anni, si è verificato un forte decremento nell’aderenza alla Dieta Mediterranea. Gli studi condotti dalla Sezione di Nutrizione Umana dell’Università di Tor Vergata hanno valutato l’efficacia di una dieta moderatamente ipocalorica secondo il modello della Dieta Mediterranea Italiana di riferimento, valutata con gli indici di qualità nutrizionale e di adeguatezza della Dieta mediterranea, in  giovani obese nell’arco di 2 mesi di trattamento. La perdita di peso dieto-indotta comporta benefici in termini di composizione corporea, con perdita significativa di massa grassa ma non magra e  riduzioni nei fattori di rischio cardio-metabolici, ovvero insulina, colesterolo totale e LDL, acido urico e fibrinogeno. I risultati ottenuti dalle ricerche indicano che il consumo di prodotti biologici, in un regime dietetico mediterraneo, può garantire un’efficace azione antiossidante in grado di contrastare gli effetti dei radicali liberi e diminuire i processi infiammatori, azioni importanti per la prevenzione di patologie cronico-degenerative”.

 

Cambiamo scenario e andiamo in ambito universitario. Lei è una giovane professionista che svolge un ruolo d’insegnamento in uno dei maggiori Atenei italiani. In un momento in cui tutto è in mutamento e l’istruzione vive un cambiamento forte, in base alla sua esperienza che livello di preparazione, ma anche di motivazione, percepisce in quanti si accingono a seguire un cammino universitario? La crisi in atto e il bisogno di lavoro immediato stanno fiaccando la motivazione dei giovani italiani a proseguire negli studi?

 L. Di Renzo: “L’allarme lanciato dal Consiglio Universitario Nazionale (Cun) ci dice che negli ultimi dieci anni gli immatricolati sono scesi del17%, a causa della situazione economica e finanziaria del paese, e alla progressiva riduzione delle risorse finanziarie ed umane destinate al sistema universitario. Molti studenti hanno perso la fiducia. Nel contempo, purtroppo,  assistiamo ad una richiesta di “licealizzazione” dell’offerta formativa da parte degli studenti stessi, come se temessero di cimentarsi in quell’unica palestra che dà competenza e cultura”.

Se ripensa al suo percorso professionale e di studi, quali punti salienti ricorda, soprattutto in termini di ostacoli affrontati e superati, raggiungendo infine la posizione desiderata? Dia un consiglio a chi si accinge a percorrere una carriera universitaria come la sua.

L. Di Renzo: “Mi sembra importante che ognuno segua le proprie attitudini e passioni, indipendentemente dalle mode o desideri altrui. Per raggiungere gli obiettivi, bisogna diventare esperto e cultore della materia, quindi studiare ed approfondire ogni aspetto a tutto tondo, con curiosità sempre viva”.